Ciao Hervé,
Mi permetto di rappresentarmi ciò che fu la tua paura quando hai capito che cosa il destino ti riservava ...
Si dice che vediamo il film della nostra vita nei momenti che precedono la morte.
Quindi spero che hai avuto il tempo di rivedere tutte le immagini della tua bella vita di guida alpina ;
Il mondo silenzioso e magico delle tue gite di sci alpinismo,
L’oro delle pareti al tramonto, avvicinando l'ultimo tiro di una via di sogno,
L’acqua turchese dell’Estéron,
La Grazia dei Camosci che sfidano le leggi della gravità,
Il mormorio dei torrenti e il tumulto delle cascate durante il disgelo,
Il profumo accattivante e animale del bosso delle gole del Verdon, "pazienza nell’azzurro" sospeso alla sosta,
Sei riuscito a comunicare con talento, umiltà e tanta umanità ai tuoi allievi, i tuoi compagni di trekking o arrampicata, e soprattutto a Erwan, tutto questo mosaico di immagini, l'esplosione di sensazioni che compongono il nostro universo verticale.
Nonostante la tua grande competenza nelle varie pratiche legate alla montagna, è stato importante per te, più che l'idea di prestazioni, comunicare una visione edonistica di questo mondo.
La montagna piange uno dei suoi messaggeri più avvincenti.
L'alpinismo è uno sport pericoloso, ma non è niente in confronto alla follia umana ...
http://www.dislivelli.eu/blog/4602.html
Atti pubblicati nella collana Terre Alte dell’Editore Franco Angeli, a cura di Federica Corrado, Elena Di Bella e Valentina Porcellana. Dove potrete trovare una rassegna dei risultati delle più recenti ricerche relative al contesto alpino a partire dalle questioni dello spopolamento e ripopolamento delle aree montane.discusse durante il :
“Secondo Forum interdisciplinare dei giovani ricercatori per le Alpi di domani”, organizzato da Dislivelli e dalla Provincia di Torino (Progetto Interreg IV C Padima) in collaborazione con Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università di Torino, l’Istituto Superiore sui sistemi territoriale e per l’innovazione e il Segretariato permanente della Convenzione delle Alpi
Nel volume vengono raccolti e affrontati i temi in modo interdisciplinare: la costruzione delle identità territoriali e i cambiamenti culturali in atto, il turismo come volano di sviluppo per le realtà montane marginali, le politiche di sostenibilità per l’uso e la valorizzazione delle risorse alpine, gli strumenti più adeguati per l’analisi territoriale dei contesti alpini.
Enrico Camanni su Dislivelli
Torino perde le Alpi
« La chiusura di Alp e della Rivista della Montagna, recentemente riunite in un solo periodico, è una notizia molto grave per Torino e il suo rapporto con le Alpi, che invece di rafforzarsi in occasione dell’appuntamento olimpico è andato via via smagrendosi e impoverendosi, fino a perdere tutta la sua preziosa tradizione editoriale, nonché la lunga esperienza delle Comunità montane, le lungimiranti politiche dei parchi, il Salone della montagna, eccetera. Torino non è mai stata così isolata dalle sue Alpi ed è più che mai urgente che, con l’aiuto della Compagnia di San Paolo, si riparta per fondare, o meglio rifondare, un legame culturale con le montagne, da cui possono discendere azioni sociali e politiche per il territorio. »
Patrick Edlinger ci ha lasciato.
Chi non ha sentito dire mai: " ho visto un tipo arrampicarsi a mani nude, senza corda, come si chiama già? " Si aveva delle difficoltà a trattenere questo nome, ma l'immagine di questo corpo flessibile in perfetta osmosi con la parete vertiginosa delle gole del Verdon resta incisa nella memoria di ciascuno, adepto della " progressione verticale" o no. Così Patrick, nell'inizio degli anni 80, ha rivelato al grande pubblico un'attività fino ad allora molto confidenziale, l’arrampicata libera, il free climbing.
Patrick Edlinger considerava la sua pratica più come un stile di vita che come una semplice disciplina sportiva. Al di là della prestazione, ha saputo tradurre dei valori interessanti, come il rispetto di una natura selvaggia e fragile, l'integrità nell'esercizio della sua attività. Ma, soprattutto, ha mostrato che questo sport generava altre finalità che l'unica concorrenza tra individui. Paradossalmente, sebbene avendo partecipato alle prime competizioni, non era un adepto di questo tipo di sfida, ma l'ha promosso divulgando involontariamente questa disciplina.
Tuttavia, il suo approccio rivestiva un carattere molto diverso.
Era un personaggio profondamente romantico, un Don Chisciotte che avrebbe realizzato il suo sogno. Il suo rifiuto del compromesso con la roccia, la sua ricerca dell'estetica estrema in sua gestuale costituivano un tipo di linea di condotta aristocratica; era un Signore nomade e solitario di cui il carisma ha sedotto gli scalatori del mondo intero.
Voglio per " solitario" un ritiro del mondo indispensabile alla concentrazione nelle sue ascensioni. Perché Patrick non era un eremita, le numerose testimonianze di amicizia che si esprimono dal suo decesso ne attestano. I dialoghi colorati che ritmano certi film di cui è stato il protagonista rivelano una personalità calorosa e comunicativa. Come Georges Livanos " Il greco", " Il Biondo" ha " méridionalisé" l’arrampicata libera, l'ha estratta del suo contesto rigorosamente alpino, sia dal punto di vista fisico che simbolico. Una sottile alchimia costituita di seduzione e di genio ha alzato Patrick alla riga di un tipo di semidio.
In sostanza, sarebbe più opportuno confrontare quest’eroe dei tempi moderni ad un artista che ad uno sportivo. La sua opera abbondante ed effimera dipende tanto da creazione coreografia che di un’impresa sportiva, l’esigenza fisica richiesta dalla danza classica non ha niente da invidiare alla preparazione di un atleta. Il culto di "gesto perfetto" esiste in altri sport, ma la differenza profonda si iscrive nell'impegno mentale perché, come lo diceva lo stesso Patrick : " di fare equilibri precari a 200 metri del suolo, ciò non ha più nulla da vedere„…
Dietro questo morale di acciaio si nascondeva appena una grande fragilità, quella stesso che gli permise di sviluppare la sua prodigiosa intuizione, sua " intelligenza della roccia", ma fu probabilmente anche alla base di un malessere più profondo, sconosciuto del grande pubblico.
Oggi, proviamo il triste sentimento di avere perso il compagno di cordata di cui abbiamo sognato tutti.
Patrick Edlinger à Pyrénicimes 2010 par FFME
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